Istituto Comprensivo Immacolatine Paolo da Novi e Liceo Scientifico

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News Liceo

15Dic

Preceduto da un'introduzione del preside Vezzosi in ciascuna classe, gli alunni del Liceo e le Terze medie hanno assistito allo spettacolo in Aula Magna.

 

Dalle lettere dei soldati, un recital di Dario Apicella, con l'accompagnamento musicale di Giovanni Parodi. I valori che accomunano e fanno sentire fratelli, sebbene su due fronti opposti della guerra, creano il miracolo della Tregua di Natale del 1914 nella "terra di nessuno". Nostalgia e affetti lontani, tradizioni che ricreano atmosfera di casa, sentimento di solidarietà, nonostante il successivo disprezzo della società nazionalista del tempo, fanno vivere ai nostri alunni l'ideale della pace e l'insensatezza delle guerre, sempre decise dalle Nazioni, ma combattute da ragazzi come loro.

08Nov

Di seguito, gli appuntamenti per gli ordini di scuola dell'Istituto Comprensivo e il volantino del Liceo scientifico con, fra le altre informazioni, i relativi appuntamenti.

Open day Istituto comprensivo

 

Cartoncino Liceo parte 1

15Mag

 "SE DICESSIMO LA VERITA' ”

 LOCANDINA dicessimolaverita

Mercoledì 5 Aprile, al teatro Nazionale Ivo Chiesa di Genova, ho assistito allo spettacolo “Se dicessimo la verità”, parte di un progetto chiamato “Palcoscenico della legalità”, che ha lo scopo di sensibilizzare soprattutto noi giovani sulla mafia, un argomento non abbastanza approfondito nelle scuole.

Non sapevo molto sull'argomento mafia, in 3 anni di medie l'ho affrontato poche volte e, nonostante mi interessi e mi incuriosisca parlarne, non mi sono mai informata abbastanza.

Sono contenta di aver potuto assistere a questa rappresentazione, perché mi ha per la prima volta “aperto gli occhi” e mi sono resa conto che la mafia si trova ovunque: nelle discoteche, nei supermercati, nel mercato dell'arte...

Gli autori dello spettacolo ci hanno dato un assaggio di una parte di storia che non è scritta nei libri di scuola, ed hanno voluto spronarci ad informarci, ma soprattutto a non smettere di parlarne, o peggio ancora far finta che la 'ndrangheta non esista.

Gli attori hanno interpretato delle vicende realmente accadute di persone che hanno avuto, in qualche modo, contatto con la mafia.

Le storie sono narrate come se fossero dei cortometraggi per mantenere viva l'attenzione degli spettatori giovani, e vengono supportate da elementi visivi, come per esempio delle frasi che compaiono su uno schermo e che servono da “titolo” per ogni avvenimento.

Il titolo della rappresentazione teatrale invece si riferisce a tutte le persone che non denunciano e non parlano per paura della mafia, rendendo il silenzio una vera e propria arma a favore di essa.

A fine spettacolo è stato importante l'intervento di Nando Dalla Chiesa, figlio del Generale Carlo Alberto, un generale, un prefetto, insomma un uomo ucciso dalla mafia perché l’ha combattuta in modo determinato; il figlio ha dato testimonianza diretta degli orribili atti di queste organizzazioni criminali.

Lascia così anche un messaggio: non bisogna mai scordarsi della mafia, è importante parlarne, perché è l'unico modo per contrastarla.

Dalla Chiesa ci ha parlato anche di un errore comune che facciamo quando immaginiamo un criminale, ovvero quello di pensare che un mafioso sia vestito solo in giacca e cravatta, che abbia sempre una faccia cattiva...

E' un errore, perché questo pensiero ci “illude” e non ci fa capire da chi dovremmo stare lontani.

Anche il pubblico è intervenuto; per esempio una domanda che è stata rivolta a Dalla Chiesa è stata quella di una ragazza che gli ha chiesto se avesse mai partecipato ad un processo e lui ha risposto raccontando del processo per l’omicidio del padre.

C'è stato anche un intervento da parte di un'insegnante che ha voluto raccontare che tempo fa da tutte le sale del cinema è stato “misteriosamente” tolto un film che parlava della mafia poco dopo la pubblicazione.

Credo sia interessante e molto importante andare a vedere questo spettacolo teatrale e lo consiglierei assolutamente a un mio amico, perché credo che sia un modo più coinvolgente e piacevole per informarsi su un argomento difficile.

Francesca Manco, I A Liceo

14Feb

Catene di libertà “

 

Padre Gigi Maccalli nasce nel 1963 a Crema. Durante la sua vita si avvicina a Dio e diventa missionario per la società di missioni Africane (SMA).

Nel suo periodo in Africa riesce a servire ed aiutare molto le popolazioni della Costa D’Avorio, ma nella notte fra il 17 e 18 settembre 2018 venne rapito da miliziani Jihadisti, probabilmente provenienti dal Mali.

Gigi fu rapito insieme ad altre persone: Nicola Chiacchio, ingegnere Italiano, ed altri due stranieri.

Padre Maccalli, nonostante questo rapimento, ha dichiarato di non essersi mai pentito della sua scelta di diventare missionario, ma non riesce a spiegarsi come, dopo tutto l’aiuto dato alle popolazioni della Costa D’Avorio, sia stato ripagato con il rapimento, durato ben due anni.

Durante questo lungo periodo, Padre Gigi fu costretto a percorrere lunghi tragitti e spostamenti, passando da paesaggi folti di alberi, fino a deserti di sole dune.

Si trovava spesso bloccato da una catena (di cui conserva una maglia con sé ancora oggi); nella giornata gli veniva dato un unico pasto a base di pochi legumi, che doveva farsi bastare per un giorno intero, ma il fatto che fosse incatenato e malnutrito non sono le cose che lo hanno ferito di più, perché venne messo alla prova nell’aspetto psicologico. Dice di aver avuto molta paura, il terrore di poter non ritornare a casa, paura di morire, perché siccome alcune persone erano sequestrate da più di quattro anni, non sapeva se sarebbe riuscito a resistere così tanto tempo. Avendo passato molto tempo fermo incatenato, senza poter far niente, Padre Gigi ci ha detto che ha avuto molto tempo per pensare e pregare, ma soprattutto ha avuto l’occasione di potersi avvicinare molto di più a Dio, riuscendo a sopravvivere per due anni in quelle condizioni di prigionia.

Padre Maccalli racconta che gli venne dato un Corano dai miliziani Jihadisti, e fu costretto a leggere più volte il libro, gli venne perfino chiesto di convertirsi alla religione Islamica.

Padre Gigi ci ha narrato che durante questo periodo ha avuto spesso la tentazione di provare a scappare, rischiando di essere visto dai Jihadisti. Ci ha spiegato che un giorno, per distrazione, i sequestratori avevano lasciato le chiavi nel cruscotto di una loro macchina, così lui ed il suo compagno avevano avuto la grande tentazione di fuggire; ma quasi sul punto di dentare la fuga, riuscirono a non farsi tentare da questa scelta sbagliata, che li avrebbe portati a troppi rischi.

Padre Gigi Maccalli fu liberato l’8 ottobre 2020 in Mali, dai terroristi, in cambio della liberazione di un centinaio di Jihadisti, ed ha avuto la fortuna di poter tornare alla propria vita, e poter rivedere i suoi parenti e le persone che gli sono vicine.

Ancora oggi, però, Padre Gigi prega per le persone che purtroppo vengono ancora sequestrate da queste bande. Durante l’incontro con Padre Maccalli, è stato possibile accorgerci di quanto questa esperienza lo abbia ferito: durante il suo discorso infatti è capitato che non riuscisse a trattenere le emozioni e spesso, narrando alcuni particolari della storia, ci ha trasmesso la sofferenza che ha passato. 

 

 Davide Bottino 

Classe III A     

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